VERSO UN MODELLO TERRITORIALE DI INCLUSIONE SOCIO-OCCUPAZIONALE: sintesi e risultati della ricerca con EURICSE

VERSO UN MODELLO TERRITORIALE DI INCLUSIONE SOCIO-OCCUPAZIONALE: sintesi e risultati della ricerca con EURICSE

A fine 2022 è stata pubblicata la ricerca “Verso un modello territoriale di inclusione socio-occupazionale“, condotta dall’ente di ricerca Euricse e fortemente voluta dall’Ambito di Lecco e dall’Impresa Sociale Girasole.

Un percorso di analisi che ha coinvolto diversi soggetti del territorio che si occupano di questo tema, tra cui Comuni, Ufficio di Piano dell’Ambito territoriale di Lecco, Servizio CESEA, Cooperative di tipo A e B (Cooperativa Sociale L’Arcobaleno, Cooperativa Sociale Due Mani), Consorzio Consolida e Consorzio Mestieri, con l’obiettivo di far emergere gli elementi portanti del modello socio-occupazionale lecchese a partire dalle sperimentazioni già in atto, identificando punti critici su cui agire per migliorare l’offerta e programmare le azioni possibili per lo sviluppo.

Abbiamo parlato con Raffaella Gaviano dell’Impresa Sociale Girasole, che ha partecipato ai lavori e che ci ha raccontato quali passi si stanno compiendo affinché questo modello possa essere un vero e proprio dispositivo di lavoro sul nostro territorio.

Come è nata la ricerca e come si è strutturata?

La ricerca è stata realizzata nell’ambito del progetto «SMART – Sistema Multidimensionale Attivazione Reti Territoriali» a valere sull’ “Avviso pubblico per il finanziamento di progetti di inclusione attiva a favore di persone in condizione di vulnerabilità e disagio” di Regione Lombardia (anno 2020), per conto dell’Ambito territoriale di Lecco in partnership con l’Impresa Sociale Girasole.

È partita da un’analisi documentale e qualitativa, tramite interviste semi-strutturate con soggetti (operatori, coordinatori, dirigenti) coinvolti. In una seconda fase ci siamo ritrovati in un tavolo di lavoro strutturato, guidato da Euricse, per mettere a fuoco gli elementi portanti del modello: il senso, gli obiettivi, la struttura, l’organizzazione, la sostenibilità.

Il tavolo, finalizzato a co-costruire un modello territoriale di socio-occupazionale, esportabile e sostenibile, ha permesso di analizzare insieme le progettualità e i servizi in essere, condividendo in uno spazio formale le esperienze dei diversi soggetti coinvolti, leggendone i percorsi, gli esiti, l’organizzazione, per mettere in luce punti di criticità e di forza da considerare nel nuovo modello.

Quali risultati e conclusioni sono emersi?

Uno dei risultati è stato sicuramente l’aver messo allo stesso tavolo soggetti diversi che si occupano di socio-occupazionale, per confrontarsi sulle fondamenta di questo tipo di interventi: lo sforzo principale della ricerca è andato nella direzione di individuare un approccio comune e condiviso al tema.

Lo studio ha indicato quali possono essere le strade da perseguire.  In primis la creazione di Poli socio-occupazionali diffusi nel territorio: questa impostazione aiuta, ad esempio, a superare le criticità legate alla mobilità, aspetto cruciale per le persone cui si rivolge il socio-occupazionale. La diffusione sul territorio rafforza inoltre le occasioni di relazione con la comunità di appartenenza, fondamentali per sostenere processi di inclusione sociale delle persone più fragili.  Ulteriore aspetto costitutivo del modello è la centratura del socio-occupazionale su attività di cura di beni e spazi comuni: oltre a rappresentare un valore aggiunto per i territori, l’occuparsi di “beni di tutti” rappresenta per le persone inserite in attività socio-occupazionali la possibilità di assumere un ruolo sociale, visibile e riconoscibile dai cittadini.

Ci si è inoltre concentrati sul target, individuando negli adulti (uomini e donne) con fragilità di varia natura, già seguiti dai servizi sociali e con scarse o inesistenti possibilità di inserimento lavorativo, la tipologia di persone cui il socio-occupazionale si rivolge, per sostenere processi di inclusione, di valorizzazione ed esplorazione di competenze anche residue o potenziali. Per questo target il socio-occupazionale può anche rappresentare, in base alla storia e alle caratteristiche di ciascuno, il contesto per evolvere, con la gradualità ed il supporto necessario, verso l’inserimento lavorativo

Anche la modalità organizzativa è stata oggetto di lavoro: per garantire la diffusione capillare dell’offerta socio-occupazionale è parso necessario coinvolgere una pluralità di soggetti, con competenze rispondenti alle caratteristiche del modello messo a fuoco, capaci di attivare e gestire l’intervento. Questo impianto consente di avere (e mettere in filiera) una pluralità di offerte, diversificate non solo per territorio ma anche per proposta, aumentando la possibilità di rispondere ad ogni persona con il contesto più adeguato ai suoi bisogni e alle sue risorse. La molteplicità di proposte socio-occupazionali si colloca però all’interno però di un coordinamento centrale, in grado da un lato di monitorare, sviluppare e far lavorare in rete le attività in essere, dall’altro di farsi carico, insieme ai servizi sociali dei Comuni, di progettare i percorsi evolutivi delle persone.

Quali sono i prossimi passaggi?

Una prima azione è relativa all’individuazione di soggetti del territorio che rispondano ai requisiti del modello e che siano interessati a sviluppare attività socio-occupazionali.
Si interpelleranno anche i Comuni, chiamati a mettere a disposizione spazi e attività per il socio occupazionale, orientati alla cura dei beni comuni. È bene che vi sia una varietà di contesti la più ampia possibile, per favorire la possibilità, per le persone inserite, di sperimentarsi in situazioni diverse, così da poter trovare il contesto più adatta e rispondente alle proprie caratteristiche.

Si sta inoltre lavorando su due ulteriori fronti: la sostenibilità economica dell’intervento, che potrà prevedere fonti diverse; la definizione di funzioni e ruoli specifici per lo sviluppo del socio-occupazionale nel territorio, in particolare nell’interfaccia con i Comuni e i diversi stakeholders.

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