Un nuovo tempo per una nuova modalità di formazione: l’esperienza dei Servizi per l’Infanzia

Un nuovo tempo per una nuova modalità di formazione: l’esperienza dei Servizi per l’Infanzia

La pandemia da Covid19, sia nella sua fase acuta che in quella successiva di assestamento, ha generato importanti cambiamenti all’interno dei servizi alla persona, che si sono dovuti riorganizzare e riadattare alla luce di nuove necessità ma anche del mutamento dei ritmi e della fluidità del lavoro quotidiano con le comunità. Soprattutto nel periodo iniziale, caratterizzato da chiusure e restrizioni, il fattore “tempo” ha visto una significativa trasformazione e ha permesso di pensare a nuove modalità e spazi anche per quanto riguarda l’attività formativa.  

A questo proposito, un esempio significativo arriva dai Servizi Infanzia del Comune di Lecco, cogestiti dal Comune e dall’Impresa Sociale attraverso la competenza della Cooperativa Sineresi, che comprendono gli Asili Nido “L’Arca di Noè” e “Arcobaleno”, il Centro Prima Infanzia “Floridò” e il Centro per le famiglie “Dire, fare e giocare…”. Abbiamo incontrato Giusy Manciucca, coordinatrice dell’Asilo Nido “Arcobaleno” e Morena Zubani, la referente dell’Asilo Nido “L’Arca di Noè” per farci raccontare come hanno fatto tesoro di questo periodo, trasformando quello che poteva essere percepito come un problema in occasione di crescita per tutto il servizio.  

“Dopo il periodo delle chiusure forzate, c’è stata un’importante riorganizzazione dei nidi, con l’integrazione di nuovo personale, per lo più molto giovane. Abbiamo sentito molto chiaramente l’esigenza di trovare un modo per non perdere le conoscenze acquisite in tanti anni di lavoro e formazione, ma anzi valorizzarle, socializzarle e tramandarle a queste nuove risorse, in maniera adeguata ed efficace”, spiega Giusy. 

Insieme a Marina Panzeri, dirigente del Settore Politiche Sociali del Comune di Lecco, è stato progettato un percorso di autoformazione del personale, in cui le educatrici radice, ossia le professioniste storiche che lavorano da lungo tempo nel servizio, hanno raccolto e raccontato gli orientamenti culturali, educativi e pedagogici alle nuove risorse.  

“Questi momenti sono serviti non solo come apprendimento ma anche come spazi di riflessione per rimettere in comune gli orientamenti, che non sono statici e rigidi ma sempre in divenire, e ragionarci insieme, anche per noi che lavoriamo da diverso tempo nel servizio”, continua Giusy. 

Il percorso è partito a febbraio del 2022 con due gruppi formati da educatrici radice ed educatrici neoassunte. Ogni educatrice radice ha raccolto la documentazione utilizzata nella formazione anche meno recente, ma che rispecchia l’approccio e l’orientamento su cui anche oggi si impronta la programmazione dei servizi. 

Gli incontri sono stati teorici e laboratoriali: si è lavorato attorno a temi cardine, come quelli dello spazio educativo, del piccolo gruppo, della relazione con famiglie, del momento del pranzo e delle routine giornaliere, del ruolo dell’educatore, in maniera partecipativa e interattiva, per favorire il più possibile lo scambio di idee e di riflessioni.  

“Le vere protagoniste di questo percorso sono state le educatrici, non qualcuno di esterno al servizio, ossia il formatore. Una modalità nuova per la crescita diffusa di competenze: condividere orientamenti e approcci pedagogici ed educativi incardinati della storia dei nostri servizi attraverso la narrazione di episodi ed esperienze concrete di chi, in prima persona, ha vissuto e vive il nido. È stato bello riprendere queste tematiche, vedere tutta la ricchezza del nostro lavoro, anche per interrogarci su nuovi argomenti”, interviene Morena.

È stato un percorso profondo e arricchente. Oggi ogni educatrice cerca di concretizzare nella quotidianità quanto appreso, presidiando le linee guida e ricostruendo conoscenze e competenze grazie al lavoro di équipe”, aggiunge Giusy. 

Il primo ciclo di incontri si è concluso a metà giugno e ora l’obiettivo è quello di creare una raccolta di documenti, materiali e riflessioni che possano divenire patrimonio comune dell’area prima infanzia, una risorsa viva e in continua evoluzione, affinché le radici possano continuare a generare nuovi rami e foglie.