
Strade e strumenti comuni per la co-programmazione
Abbiamo intervistato Sabina Panzeri, presidente dell’Ambito distrettuale di Lecco, che ci ha raccontato da dove nasce l’idea di costruire e promuovere il ciclo di workshop che si è appena concluso.
Qual è stato l’obiettivo principale del ciclo di workshop?
Questo ciclo di workshop è stata un’opportunità di confronto interessante e non scontata.
L’obiettivo che ci siamo prefissati è stato ricercare strade e strumenti comuni per la creazione di forme innovative di co-programmazione e dialogo, apprendendo da specialisti del settore, da portatori di buone pratiche e da chi lavora quotidianamente sul nostro territorio.
Dagli interventi e dalle restituzioni dei laboratori sono emersi molti punti da ascoltare e approfondire e che hanno contribuito alla costruzione del Piano di Zona 2022-24. Abbiamo sempre più bisogno di raccontarci, di confrontarci e di sentirci parte attiva di un percorso di crescita. Questa collaborazione e questo reinventarsi sono necessari per far sì che le nostre fatiche rispondano realmente ai bisogni di altri. Sicuramente essere disponibili e lavorare insieme sono modalità a volte faticose, che fanno emergere anche visioni differenti. Tuttavia, possono anche diventare patrimonio e strumento di lavoro che permettono di connettersi sempre più ai cittadini e alle comunità. Esserci ed essere protagonisti deve diventare la prassi e la modalità d lavoro per co-costruire realmente il welfare locale.
In che misura questi obiettivi sono stati raggiunti? Sono nati nuovi spunti non previsti?
Quando parliamo di co-programmazione è necessario lavorare lasciando correre l’immaginazione, che è un’attitudine dello sguardo che parte dalla realtà che osserva ma vuole andare oltre, scorgendo connessione, individuando relazioni e luoghi. Queste giornate di lavoro sono state intense e ci hanno indicato strade da seguire che avevamo già in mente e soggetti da coinvolgere che contribuiscono a dare la direzione alla costruzione e innovazione del sistema di welfare territoriale.
Le parole e i concetti che ho sentito più volte ripetere sono stati soprattutto ascolto, comunità e luoghi. La programmazione sociale deve prendere in cura e sostenere la comunità, le reti e i suoi luoghi. Altra sollecitazione che è emersa è l’andare incontro alle persone, soprattutto ai giovani e agli anziani, studiando quanto ci circonda e quanto i bisogni siano trasversali alle diverse categorie sociali.
In che modalità è avvenuta la progettazione del workshop essendo coinvolti tanti soggetti diversi, come Euricse ad esempio? È stato un esercizio di co-costruzione importante?
La volontà di costruire e promuovere, localmente ma anche a livello nazionale, il ciclo di workshop è stata quella di aprire uno spazio di riflessione ma anche di lasciare traccia dell’importante lavoro fatto dal nostro territorio rispetto alla co-progettazione e co-programmazione, coinvolgendo gli enti e i professionisti, come Euricse, che da anni studiano questi argomenti e che sono impegnati a sostenere le reti locali per lo sviluppo di forme sempre più innovative di welfare, utilizzando una modalità partecipativa che richiede il coinvolgimento delle tante realtà che a vario titolo concorrono a rendere concreta la nostra visione.
Dobbiamo pensare a un metodo che diventi sempre più strutturale, che ci possa accompagnare nel corso dei prossimi anni del Piano di Zona: dai momenti laboratoriali è emerso infatti che questo confronto non deve essere un momento estemporaneo, bensì continuativo. Dobbiamo trovare i modi e i metodi per far sì che il dialogo sia costante ed efficace, sia a livello di Ambito con l’alleanza con Confcooperative, Impresa Sociale Girasole e Centro Servizi al Volontariato e a un livello più operativo, con Girasole, i Poli territoriali e i Comuni dell’Ambito, per avvicinare anche le associazioni più piccole e gli stessi cittadini al sistema dei servizi.