GRUPPO E COMUNITÀ: le risorse più importanti per il lavoro educativo con i minori

GRUPPO E COMUNITÀ: le risorse più importanti per il lavoro educativo con i minori

Non solo in estate ma nel corso di tutto l’anno, le progettualità educative di gruppo rivolte a bambini e ragazzi nel nostro territorio sono davvero numerose e variegate, con un’attenzione fondamentale alla povertà educativa, tema che oggi assume caratteristiche e dimensioni sempre più importanti e preoccupanti (per approfondimenti, Osservatorio dell’Impresa Sociale Con I Bambini “Le mappe della povertà educativa in Lombardia”) e che interroga tutta la comunità nel mettere in campo risposte tempestive ed efficaci.

Carlo Gaiati coordinatore di alcuni di questi progetti, ci ha raccontato il loro sviluppo nel tempo e alcuni dati interessanti.  

 

Lo sviluppo dei progetti educativi

 

I progetti educativi di gruppo sono attivi nella città di Lecco già dal 2014, sviluppandosi in prima battuta come esperienze extrascolastiche rivolte a minori in situazioni di fragilità e disagio sociale, per poi vedere nel corso degli anni un significativo ampliamento della rete e della presenza di presidi educativi in tutto il territorio lecchese, grazie a vari e importanti finanziamenti di diversi enti, territoriali e extraterritoriali (Fondazione Cariplo – Fondazione Comunitaria del Lecchese – Fondazione Vismara – Impresa Sociale con i Bambini – Fondazione Pietro Scola – Lions Club Lecco Host) e dell’ente pubblico (Ambiti distrettuali e Comuni del nostro territorio). Le specifiche reti di partenariato dei vari progetti vedono la collaborazione, a fianco delle amministrazioni comunali, di tantissimi soggetti di varia natura, afferenti al Terzo Settore, come cooperative e associazioni, ma anche al mondo dell’istruzione e a quello parrocchiale, oltre alla Fondazione comunitaria del Lecchese 

 

Guarda la mappa della rete 

 

Guarda la mappa dei progetti  

 

I dati 

 

I numeri di questa rete relativi al 2021 parlano di un bisogno significativo e di un’attività importante: 765 i bambini, ragazzi e adolescenti che partecipano a progetti educativi di gruppo, 430 le famiglie coinvolte, 29 poli educativi dove si realizzano attività educative extrascolastiche e più di 100 realtà della comunità educante che vi partecipano. Indicativi anche i dati relativi ai minori, che evidenziano il forte rischio di esclusione, abbandono scolastico e ritiro sociale e l’importante presenza di Bisogni Educativi Speciali (40% dei minori coinvolti). Anche la vulnerabilità economica dei nuclei famigliari si attesta a quasi il 50% del totale di quelle intercettate. 

 

 

I concetti di polo educativo e di integrazione territoriale

 

Oltre all’adozione di un approccio capacitante nella dimensione del gruppo, che rimane il modello di intervento caratteristico e trasversale di questa vasta rete, sono proprio i concetti di polo educativo e di integrazione territoriale, ci racconta Carlo, a rappresentare la leva strategica di risposta a un bisogno sempre più complesso e sfaccettato.

Il polo educativo, infatti, è caratterizzato dalla capacità di articolare un’offerta multipla che coniuga l’attenzione e il sostegno allo studio, la sperimentazione attraverso attività laboratoriali, ludico-culturali ma anche di volontariato e impegno sociale, la cura del contesto famigliare di riferimento e in generale delle relazioni del minore con il suo contesto di vita. Le proposte sono differenziate in funzione della fascia d’età, della durata e dell’intensità educativa e vogliono valorizzare le competenze già presenti di tutti i soggetti e insieme ai quali l’offerta educativa viene co-costruita, sfruttando al pieno le potenzialità di tutti e di ciascuno.  

In un’ottica di consolidamento e di messa a sistema di questi progetti, prospettiva essenziale per la continuità educativa ed evolutiva rispetto ai bisogni emergenti di bambini e ragazzi, uno strumento possibile potrebbe essere quello del Patto di comunità, utile a formalizzare la collaborazione tra Comuni e realtà territoriali, ma anche per continuare a implementare la rete e coinvolgere i vari portatori di interesse, come il mondo della scuola, promuovendo sempre più l’idea di “Scuola Aperta” e quindi connessa con il proprio territorio di riferimento.

In questo senso, diventa importante continuare a lavorare nella direzione di una governance il più possibile partecipata, connessa ai Servizi Sociali territoriali, alla programmazione sociale (Ufficio di Piano) e alla rete di ciascun polo educativo, anche grazie al ruolo di ricomposizione e coordinamento che può svolgere Girasole.