
Le Case di Comunità, una proposta per il Distretto di Lecco
La pandemia ha evidenziato, sia a livello sanitario che sociale, la necessità di rivalutare ma soprattutto rivitalizzare i luoghi di prossimità, aprendoli alla partecipazione dei cittadini come protagonisti nella risposta ai propri bisogni, superando l’idea di sola offerta di servizi e allontanandosi da una visione “ospedalocentrica” della salute per dare centralità ai territori.
Nella riforma regionale e nel PNRR vengono introdotte per la prima volta le “Case di Comunità” che dovrebbero sostituire i PreSST. Le Case di Comunità si caratterizzano dall’essere il luogo fisico di prossimità e di facile individuazione, dove la comunità può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria e sociosanitaria ma anche spazio di relazione e attenzione ai bisogni della persona nel suo contesto sociale.
Lo scorso dicembre, il Tavolo Istituzionale per l’Integrazione Sociosanitaria ha presentato il documento “Case di Comunità. Una proposta per il Distretto di Lecco” che si pone come obiettivo quello di fornire indicazioni e suggerimenti per promuovere l’attivazione delle Case della Comunità nel Distretto di Lecco (Ambiti di Bellano, Lecco e Merate) a partire dalle norme nazionali e regionali, che stanno ridisegnando l’offerta di servizi sanitari e sociali nei territori.
Partendo dai documenti ufficiali, sono stati introdotti gli elementi che provengono dalle esperienze acquisite in questi anni di attività sul nostro territorio, tra cui l’esperienza innovativa di Impresa Sociale Girasole, lavorando a stretto contatto con i suoi bisogni, le problematiche e le peculiarità.
L’intervista
Abbiamo intervistato Guido Agostoni, Presidente del Distretto di Lecco e del Dipartimento Welfare di ANCI Lombardia, e Ruggero Plebani, coordinatore dell’Ufficio dei Piani del Distretto, per comprendere meglio il ruolo delle Case di Comunità sul territorio lecchese
Ci spiegate in poche parole cos’è una Casa di Comunità e quali sono gli obiettivi che si pone nei confronti delle comunità?
Sicuramente nella proposta che abbiamo elaborato in condivisione con tutti i soggetti del territorio, la CdC non intende essere solo un decentramento di poliambulatori ma una organizzazione nuova, capace di dialogo con i bisogni dei cittadini, in cui siano compresenti funzioni sociali e sanitarie con pari dignità. Un punto di riferimento che impari a conoscere il territorio e sia riconosciuto dai suoi abitanti che possono trovare informazioni, servizi di accoglienza e di orientamento, persone che prendano a carico i diversi bisogni restituendo risposte coordinate.
Certamente prestazioni sanitarie dirette di specialisti o tramite telemedicina, presenza di medici e pediatri di famiglia in alcuni momenti, ma anche sportelli sociali per l’accesso ai servizi, sostegno alle famiglie nei diversi bisogni. Vorremmo avviare una sperimentazione di un nuovo modo di pensare alla salute, come insieme di condizioni che tutelano il benessere e la sicurezza dei nostri cittadini laddove essi vivono.
Nel documento predisposto dal Tavolo Istituzionale per l’integrazione sociosanitaria del Distretto di Lecco si parla di territorialità e territorio come due concetti differenti: ci potete spiegare meglio in cosa si differenziano e come si legano all’idea di prossimità?
Il territorio è il luogo abitato non solo geograficamente ma relazionalmente dai cittadini, il contesto a cui appartieni, ti riconosci, che quasi sempre scegli come spazio di vita, dove costruisci legami, affetti, identità. La territorialità dei sistemi d’offerta è la capacità di coniugare organizzazione e servizi con le caratteristiche e i bisogni di un contesto e dei suoi abitanti.
Non basta decentrare occorre farlo con la giusta misura e comprensione, con la dovuta conoscenza, nell’alleanza con le comunità locali e le sue forme organizzative, valorizzando i soggetti presenti, costruendo collaborazioni e dialogo. Pensiamo al ruolo fondamentale che svolgono le farmacie, ma anche i negozi di vicinato per una comunità periferica. Pensiamo anche alla loro importanza, durante l’emergenza sanitaria, nel rapporto con i Comuni e la cittadinanza. Sono realtà imprescindibili per i nostri territori.
Qual è secondo voi il valore aggiunto che può portare Impresa Sociale Girasole all’interno di un’esperienza di questo tipo?
Per evitare il rischio di uno scivolamento verso “il catalogo delle prestazioni” occorre che il sociale e i servizi sociosanitari si predispongano organizzandosi come una sorta di “piattaforma” su cui poggiare i servizi sanitari che verranno decentrati. Le persone devono trovare nella Casa di Comunità un reale punto di riferimento che fa dell’ascolto il suo primo elemento e della capacità di costruire un’ipotesi di intervento complessiva, sistemica, che guardi alla salute nel suo insieme, il secondo.
Dobbiamo credere convintamente che l’obiettivo è permettere alla vita delle persone di esprimersi completamente, grazie al sostegno dei servizi sanitari e sociali e non esaurirsi in essi.
L’impresa Sociale Girasole, in quanto espressione dei Comuni, della cooperazione e delle realtà associative, deve svolgere una funzione di facilitatore organizzativo di servizi e promotore di condizioni che facciano sentire efficienza, vicinanza, semplificazione e accessibilità alle persone e alle comunità.